Il declino cognitivo lieve, Mild Cognitive Impairment (MCI), è una forma di deficit della memoria e dell’apprendimento a carattere progressivo, di per sé non particolarmente grave, ma che merita una valutazione e un trattamento precoci perché può aumentare le probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer negli anni successivi. Interessa prevalentemente soggetti intorno ai 50- 60 anni di età e circa il 15% dei pazienti colpiti evolveranno verso una demenza contro il 2% della popolazione generale di pari età.
E’ una patologia, che per il grosso impatto sociale, è oggetto di numerose ricerche per lo sviluppo di terapie neuroprotettive che allo stato attuale ancora non sono disponibili.
Le spezie, intese come sostanze aromatiche di origine vegetale e oggi reperibili anche come “integratori alimentari”, erano molto utilizzate nella medicina medievale e grazie a nuovi e seri studi accademici, è in atto una loro rivalutazione tramite l’isolamento e la sperimentazione di principi attivi estremamente efficaci. Il “decadimento cognitivo lieve” è una condizione patologica che può trarre giovamento dal trattamento con sostanze aromatiche vegetali.
Le spezie indicate per tale problema sono numerose ma noi focalizzeremo il nostro lavoro essenzialmente sul Rosmarino, la Noce Moscata, Curry, Pepe Nero, Finocchio, Salvia, e Zafferano.
Rosmarino
Per quanto riguarda il Rosmarino gli studi moderni non fanno altro che confermare le proprietà della sostanza già conosciute per la prevenzione e il trattamento della demenza. In uno studio eseguito su ratti pubblicato sulla rivista “Fitoterapia” Dicembre 2013, si è visto che estratti di Rosmarino assunti alla posologia di 200 mg/kg per 28 giorni, miglioravano significativamente la memoria a lungo termine, effetti che possono essere spiegati in parte dalla inibizione che la spezia ha su un enzima chiave per la memoria, cioè l’acetilcolinesterasi. Inibito questo enzima, l’acetilcolina, molecola importantissima per le attività cognitive, aumenta la sua concentrazione nel cervello favorendo la trasmissione di informazioni tra le cellule nervose e favorendo i processi di apprendimento e memorizzazione.
In un’altro studio condotto su pazienti con età media di 75 anni e pubblicato sul “Journal of Medicinal Food” gennaio 2012, c’era un effetto dose-dipendente nelle misure di velocità della memoria, vale a dire che concentrazioni di 6.000 mg al dì portavano a effetti di danneggiamento sulla memoria , mentre dosaggi più vicini alla norma pari a 750 mg al dì arrecavano netti benefici statisticamente significativi rispetto al placebo.
Altri studi effettuati tramite l’inalazione dell’olio essenziale hanno dimostrato che la spezia favorisce i processi di pensiero e recupero mnemonico. Ne è un esempio lo studio britannico pubblicato sul “British Journal of Psycology” novembre 2010, in cui i ricercatori ammettono con stupore che l’inalazione dell’aroma ha sortito” effetti sorprendenti” sulla memoria.
Noce moscata
Non è facile pensare alla Noce Moscata della nostra tavola e collegarla con varie e gravi disfunzioni cerebrali ma è proprio così perché questa spezia ha un tropismo tutto particolare per il cervello dove espleta varie attività. L’aroma dolce e intenso della spezia deriva dalla miristicina, un olio volatile presente in numerose specie botaniche, tra cui carote, sedano e prezzemolo. A livello neurologico la Noce Moscata ha un’azione ansiolitica e antidepressiva simile a quella di alcuni farmaci, inoltre possiede una discreta azione antiepilettica e espleta un miglioramento significativo sui processi di apprendimento e di memoria. In Omeopatia si utilizza spesso e con ottimi risultati nelle forti sonnolenze diurne e nei leggeri decadimenti cognitivi con risultati frequentemente positivi. Ha anche un’azione tossica di tipo narcotico ma per fortuna è difficilissimo ottenerla perché occorrono almeno 30 grammi di droga impossibili da ingerire dati i forti stimoli al vomito che procura.
In un interessantissimo articolo pubblicato sul “Biological Pharmaceutical Bullettin” Giugno 2009, ricercatori coreani hanno dimostrato in animali che estratti di Noce Moscata svolgono un netto effetto antiinfiammatorio a livello cerebrale bloccando due importanti vie biochimiche di fosforilazione. Questo effetto neuro protettivo si espleta soprattutto a livello dell’Ippocampo, area del cervello importantissima sia per la memoria a lungo termine sia per la navigazione spaziale. È la struttura cerebrale la cui atrofia, documentabile alla Risonanza Magnetica Nucleare, è molto suggestiva per Demenza di Alzheimer, patologia neurodegenerativa in cui il paziente perde sia la memoria che l’orientamento.
Altri esperimenti su animali hanno confermato ripetutamente l’azione di miglioramento sui processi di apprendimento e memoria inoltre in un articolo pubblicato nella primavera del 2006 sul”Journal Medicinal Food”, la somministrazione di 10 mg /Kg di estratto di Noce Moscata in topi per tre giorni ha espletato una funzione antidepressiva netta, del tutto analoga a quella svolta dalla Imipramina ( potente antidepressivo triciclico di vecchia generazione) e da 20 mg/kg di Fluoxetina conosciuta dal grande pubblico con il celeberrimo nome di Prozac!!
Con questa ricerca firmata da Dhingra e Sharma, due ricercatori indiani dell’università di Guru Jambheshwar, ci congediamo da Myristica ed entriamo nel mondo del Pepe Nero anche lui originario dell’India.
Pepe nero
Sulla base di moderni studi eseguiti sia sull’uomo sia sugli animali, la piperina ha dimostrato di avere azioni immunomodulanti, anti-ossidanti, anti-asmatiche, anti-cancerogene, anti-infiammatorie, anti-ulcera, e proprietà anti-amebica. In questa revisione, pubblicata su “Phytoterapy Research”Agosto 2013, da ricercatori indiani di Kharagpur, i costituenti chimici, le attività biologiche, gli effetti del trattamento, e il potenziale nel futuro della terapia con il pepe nero e piperina sono stati discussi a fondo.
Questa spezia espleta molteplici attività a livello cerebrale dove la sostanza svolge un’attività antidepressiva e di stimolo sulle funzioni cognitive, un miglioramento della stabilità posturale dell’anziano, uno stimolo per l’appetito nei bambini cerebrolesi nutriti con sondino gastrico e un effetto preventivo nel morbo di Alzheimer.
Su quest’ultimo punto già ricercatori tailandesi avevano osservato che la piperina a dosaggi di 10-20 mg/Kg, migliorava in maniera significativa i disturbi della memoria e la degenerazione neuronale in animali che presentavano alterazioni cerebrali analoghe a quelle dell’Alzheimer. Non solo ma avevano anche osservato che la piperina aveva un’azione “preferenziale”per l’ippocampo, struttura cerebrale fondamentale e importantissima in quanto sede della memoria. Queste osservazioni sono state confermate di recente, Aprile 2014, da un interessante studio pubblicato su “Cell and Molecular Neurobiology” condotto da ricercatori rumeni, i quali studiando gli effetti positivi del Pepe Nero sulla memoria in animali da laboratorio, hanno concluso che erano dovuti ad una diminuzione dello stress ossidativo soprattutto a livello dell’ippocampo. In questa struttura si esercitava un forte effetto antiossidante che a sua volta riduceva e rallentava la deposizione di beta-amiloide intorno ai neuroni (le cellule nervose). La beta-amiloide è una proteina la cui presenza sulla superficie del cervello sotto forma di placche senili, svolge un ruolo importante nella genesi dell’Alzheimer.
Dott. Claudio Sandri.
comoloe,net a questo appassionante ed intrigante articolo. Io che delle spezie e dei fiori faccio il mio cavallo di battaglia da anni in cucina per educare tutti i palati ad una cucina salutare e gustosa senza l'uso smodato di grassi e esaltatori di sapore. Soprattutto per me che, a causa di un trauma, ho perso l'olfatto a quasi tutti gli odori . Cucino con il ricordo dello fumo , con la fotografia del colore e l'aroma ben impresso nel cuore e nel cervello. Usare fiori e spezie in cucina è come un ' alchimia che salva la salute e dona il piacere in tavola.